La falsa narrazione della decadente Serenissima Repubblica veneta.



IL MITO DELLA “DECADENZA” VENEZIANA NEL XVIII SECOLO: UNA NARRAZIONE RISORGIMENTALE SMENTITA DALLE EVIDENZE


Abstract 

La tradizionale narrazione della “decadenza” veneziana nel XVIII secolo appare come una costruzione storiografica funzionale agli scopi politici del Risorgimento italiano, piuttosto che come una descrizione accurata della realtà storica. L’analisi delle evidenze materiali – dalle migliaia di ville patrizie alle centinaia di nuove chiese, dai grandiosi murazzi ai fiorenti commerci atlantici – rivela invece un quadro di straordinaria vitalità economica, culturale e architettonica che perdura fino alla caduta della Repubblica nel 1797.


  1. LE EVIDENZE MATERIALI DELLA VITALITÀ SETTECENTESCA


  1. I MURAZZI: UN’OPERA TITANICA


I murazzi rappresentano forse la più clamorosa smentita della narrativa della “decadenza”. Questa imponente barriera in pietra d’Istria, lunga 14 chilometri complessivi, fu costruita dalla Repubblica tra il 1744 e il 1782 con un investimento che oggi varrebbe diversi miliardi di euro.


CARATTERISTICHE TECNICHE:

- Lunghezza: 14 km totali (5 km sul Lido, 9 km a Pellestrina)

- Struttura: Blocchi di pietra istriana incastrati a secco

- Base: Fino a 14 metri di larghezza

- Altezza: 4,5 metri sul livello medio del mare


L’opera richiese tecnologie all’avanguardia per l’epoca, con l’utilizzo di sommozzatori, cassoni pneumatici rudimentali e tecniche subacquee innovative. La durata dei lavori (38 anni) e la perfetta conservazione dopo quasi 250 anni testimoniano non solo l’eccellenza tecnica, ma soprattutto la disponibilità di capitali enormi in un periodo presuntamente “decadente”.


  1. IL BOOM EDILIZIO RELIGIOSO DEL SETTECENTO


Il XVIII secolo veneziano registra un’intensità costruttiva ecclesiastica senza precedenti, che coinvolge non solo Venezia ma l’intero territorio veneto:


ESEMPI SIGNIFICATIVI:

- VENEZIA: Ricostruzione di San Barnaba (1749-1796), rifacimento di Santa Maria della Consolazione (1730), nuovo prospetto di Santa Fosca (1744), completa ricostruzione di San Tomà (1741-1793)

- VICENZA: Chiese di San Filippo Neri e San Gaetano, rifacimento totale di Santo Stefano

- VITTORIO VENETO: Cattedrale costruita tra 1740-1773 su progetto dell’arch. Ottavio Scotti


Questo fenomeno si estende capillarmente nei centri minori, dove praticamente ogni comunità investe in nuove costruzioni o sostanziali ristrutturazioni degli edifici di culto. Un territorio “decadente” non finanzia simultaneamente centinaia di cantieri ecclesiastici.


1.3 L’ESPLOSIONE DELLA VILLA VENETA SETTECENTESCA


Il XVIII secolo rappresenta l’epoca d’oro della villa veneta. Su un totale di circa 4.000 ville costruite tra XV e XVIII secolo nell’area veneto-friulana, una quota significativa appartiene al Settecento, stimabile in 1.000-1.500 residenze.


CAPOLAVORI DEL PERIODO:


VILLA PISANI A STRA (1721-1756): Definita la “Versailles veneta”, con 168 stanze, affreschi del Tiepolo, giardini monumentali e parco di 14 ettari. Il costo dell’opera fu così elevato da contribuire al dissesto finanziario dei Pisani.


VILLA VALMARANA AI NANI (XVII-XVIII SEC.): Considerata “il vertice espressivo della pittura del Settecento” per gli affreschi dei  Tiepolo.


VILLA MOSCONI BERTANI: Palazzo del XVIII secolo in stile classicheggiante dove nacque l’Amarone.


VILLA WIDMANN: Lungo la Riviera del Brenta, celebre per i magnifici giardini all’italiana.


Questo investimento massiccio in architettura di prestigio dimostra che l’aristocrazia veneziana non solo possedeva ancora capitali ingenti, ma credeva nel futuro del proprio mondo, investendo nel territorio anziché far fuggire i capitali all’estero.


  1. I COMMERCI SETTECENTESCHI: TRASFORMAZIONE, NON DECLINO


La ricerca storiografica più recente ha rivoluzionato la comprensione dell’economia commerciale veneziana del XVIII secolo, rivelando una realtà molto diversa dalla tradizionale narrazione del “declino”.


  1. IL NUOVO COMMERCIO ATLANTICO


Contrariamente all’immagine di una Venezia ripiegata su se stessa, il XVIII secolo vede la Repubblica perfettamente integrata nei commerci globali:


SETTORI EMERGENTI:

- PERLE DI VETRO MURANESI: Venezia diventa fornitore principale di perle per la tratta atlantica degli schiavi (naturalmente Venezia non commerciava assolutamente schiavi ma perle di vetro bellissime). 

- ZUCCHERO AMERICANO: Importazione e raffinazione di zucchero dalle Americhe

- PRODOTTI ESOTICI: Cacao e altre mercanzie del commercio oceanico


VOLUMI COMMERCIALI: Il valore delle merci in entrata e uscita dal porto di Venezia si mantiene stabilmente tra 20-25 milioni di ducati annui per tutto il secolo, cifra tutt’altro che trascurabile per gli standard europei dell’epoca.


  1. IL RINNOVAMENTO INDUSTRIALE


Lungi dal presentare solo settori in declino, l’economia veneziana del Settecento mostra significative capacità di rinnovamento:


SETTORI IN CRESCITA:

- Industria tipografica

- Produzione serica

- Industria chimica

- Vetraria (mantenimento dell’eccellenza tradizionale)


INNOVAZIONI: Verso la fine del secolo vengono create “alcune nuove grandi fabbriche, simbolo della persistente vitalità dell’ambiente economico”.


2.3 L’INTEGRAZIONE CON LA TERRAFERMA


Il dinamismo economico non si limita alla città lagunare, ma coinvolge l’intero Stato veneto, con Padova, Verona, Vicenza e Bergamo che mantengono importanti nuclei produttivi e sviluppano strategie commerciali innovative.


  1. LA COSTRUZIONE DEL MITO DELLA “DECADENZA”


  1. LE MOTIVAZIONI POLITICHE RISORGIMENTALI


La narrazione della “decadenza settecentesca” veneziana serve specifici scopi ideologici dell’epoca risorgimentale:


LEGITTIMAZIONE DELLA FINE DELLA REPUBBLICA: Se Venezia era già “decadente”, la conquista napoleonica del 1797 appare come inevitabile conclusione di un processo naturale, piuttosto che come distruzione di un organismo ancora vitale.


GIUSTIFICAZIONE DELL’UNIFICAZIONE ITALIANA: Gli antichi stati italiani vengono presentati come entità superate e inefficienti, rendendo necessaria l’unificazione nazionale.


RETORICA DELLA “RINASCITA”: Il nuovo Regno d’Italia si presenta come “resurrezione” dopo secoli di decadenza, con il Settecento come “secolo buio” contrapposto all’Ottocento “illuminato”.


  1. I MECCANISMI DELLA COSTRUZIONE NARRATIVA


SELEZIONE DELLE FONTI: Enfasi sulle difficoltà (perdite territoriali, pressioni militari) e sistematica sottovalutazione della ricchezza materiale ancora presente.


CONFRONTI DISTORTI: Il Settecento veneziano viene confrontato con l’apogeo medievale-rinascimentale, non con i contemporanei stati europei.


TELEOLOGIA STORICA: La fine del 1797 viene “riletta” all’indietro come destino inevitabile, ignorando la contingenza degli eventi.


  1. EVIDENZE CONTRADDITTORIE DELLA NARRAZIONE TRADIZIONALE


  1. LA VITALITÀ DEMOGRAFICA E SOCIALE


Anche sotto il profilo della qualità della vita, la Venezia del Settecento risulta superiore ai secoli precedenti:

- Disponibilità di acqua potabile doppia rispetto a due secoli prima

- Consumo di carne “pantagruelico”: 15.000 buoi, 45.000 manzi, 12.000 vitelli annui

- Mantenimento del numero di abitanti nonostante l’assenza di crescita demografica spontanea


  1. LA CONTINUITÀ CULTURALE


Il XVIII secolo veneziano mantiene una straordinaria vivacità culturale:

- Goldoni e la riforma teatrale

- Tiepolo e l’apogeo della pittura decorativa

- Canaletto e la vedutistica

- Vivaldi e la musica barocca


4.3 L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E AMMINISTRATIVA


La Repubblica mantiene capacità innovative fino alla fine:

- Sofisticati sistemi di bilancio pubblico

- Tecnologie idrauliche all’avanguardia (murazzi)

- Mantenimento dell’eccellenza artigianale (vetro, merletti, seta)


  1. IL CONFRONTO EUROPEO


Contestualizzando Venezia nel panorama europeo del XVIII secolo, emerge come la Repubblica mantenga un ruolo significativo:


CONFRONTO CON ALTRI STATI ITALIANI: Venezia conserva una capacità di spesa pubblica e privata superiore alla maggior parte degli stati della penisola.


CONFRONTO CON LE POTENZE EMERGENTI: Pur perdendo il ruolo di monopolista mediterraneo, Venezia si adatta efficacemente ai nuovi circuiti commerciali globali.


PERSISTENZA DELL’ATTRAZIONE: L’immigrazione continua verso Venezia dimostra che la città mantiene opportunità economiche significative.


  1. CONCLUSIONI


  1. UNA RILETTURA NECESSARIA


L’analisi delle evidenze materiali, economiche e culturali impone una radicale revisione della tradizionale narrazione della “decadenza” veneziana del XVIII secolo. I dati testimoniano invece di una trasformazione piuttosto che di un declino:


- Da potenza monopolista del Levante a player significativo nei commerci globali

- Da economia puramente commerciale a sistema integrato commercio-industria-agricoltura

- Da stato marittimo a realtà territoriale complessa e articolata


  1. LE IMPLICAZIONI STORIOGRAFICHE


Il caso veneziano dimostra come le narrative storiche possano essere strumentalizzate per scopi politici contemporanei. La “decadenza settecentesca” appare più come necessità ideologica del nation-building risorgimentale che come descrizione accurata della realtà storica.


6.3 LA LEZIONE METODOLOGICA


L’evidenza materiale (architetture, infrastrutture, documentazione economica) deve prevalere su interpretazioni ideologicamente orientate. Nel caso veneziano, migliaia di ville, centinaia di chiese, opere pubbliche titaniche e commerci globali raccontano una storia di vitalità prolungata fino al 1797.


  1. PROSPETTIVE DI RICERCA


Questa rilettura apre nuove prospettive di ricerca:

- Approfondimento dei legami commerciali atlantici

- Studio sistematico dell’edilizia settecentesca veneta

- Analisi comparativa con altri stati europei del periodo

- Ricostruzione dei meccanismi di costruzione delle narrative nazionali


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE


* Sofia, Pierre Niccolò. Perle, schiavi, zucchero. Venezia, l’Atlantico e la proto-globalizzazione del XVIII secolo. Roma: Viella, 2025.


Calcagno, Paolo. Ponente veneziano. Il rilancio dello shipping della Serenissima (1763-1797). Roma: Viella, 2024.


AA.VV. Storia di Venezia. Roma: Istituto dell’Enciclopedia Italiana – Treccani, 1991-2002. Vol. VIII, sezioni “Economia” e “Società” del XVIII secolo.


Istituto Regionale per le Ville Venete. Catalogo delle Ville Venete. Venezia: IRVV, ultima edizione. Disponibile online: https://www.irvv.net (consultato il 3 settembre 2025)


Fonti di contesto e approfondimento


Alberi, Eugenio. Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 1840-1863.


Berengo, Marino. La società veneta alla fine del Settecento. Firenze: Sansoni, 1956.


Hunecke, Volker. Il patriziato veneziano alla fine della Repubblica. Roma: Jouvence, 1997.


Lane, Frederic C. Storia di Venezia. Torino: Einaudi, 1978.


Tenenti, Alberto, e Ugo Tucci (a cura di). Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima. Vol. VII-VIII. Roma: Treccani, 1991-2002.


Zorzi, Alvise. La Repubblica del Leone: Storia di Venezia. Milano: Bompiani, 1979.


Zorzi, Alvise. Venezia scomparsa. Milano: Mondadori, 1984.


Mansfield, Andrew. Global Venice: International Trade and Cultural Exchange in the Eighteenth Century. Cambridge: Cambridge University Press, 2021.


Bettini, Sergio. La villa veneta: Arte e civiltà. Venezia: Marsilio, 1990.


CONCLUSIONE 

La vitalità del Veneto settecentesco: oltre il mito della decadenza

Il XVIII secolo, per il Veneto, non fu un lento tramonto, ma una stagione di energia diffusa.
Mentre altrove in Italia i grandi cantieri nascevano per volontà di corti, papi o come risposta a catastrofi, nelle città e nei borghi veneti si costruiva per scelta e per fiducia nel futuro.

Chiese parrocchiali, santuari, oratori sorsero o furono ricostruiti in ogni angolo della regione: da Venezia a Vicenza, da Vittorio Veneto alla pedemontana, fino ai paesi più remoti come Arsiero, Piovene, Marano o Valdagno. Il fervore edilizio religioso si affiancava al boom delle ville venete e a opere pubbliche di scala titanica come i Murazzi.

Non c’era segno di arretramento economico: la Serenissima investiva capitali, innovava le tecniche costruttive, si adattava ai nuovi mercati globali, e continuava a produrre arte, musica e architettura di altissimo livello.

La presunta “decadenza” fu una narrazione costruita nell’Ottocento per giustificare la fine della Repubblica. Le pietre del Settecento veneto, invece, raccontano un’altra verità: quella di un popolo ancora vitale, orgoglioso e capace di guardare avanti.

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* Abstract: Perle, schiavi, zucchero. Venezia, l'Atlantico e la proto-globalizzazione del XVIII secolo

​Il libro di Pierre Niccolò Sofia si propone di rivedere la storia di Venezia nel XVIII secolo, solitamente associata al suo declino e al suo isolamento. L'autore sposta il focus verso il ruolo cruciale della Serenissima nei commerci atlantici e nella proto-globalizzazione di quel periodo.

​Il volume sfida la narrazione tradizionale che vede Venezia come un'entità in regressione e dimostra come fosse invece profondamente integrata nelle nuove dinamiche commerciali globali. Il testo analizza in particolare il coinvolgimento di Venezia nelle filiere di due prodotti centrali: lo zucchero e le perle di vetro.

​Lo zucchero, proveniente dalle Americhe e raffinato nei porti mediterranei, era un commercio strettamente legato allo sfruttamento degli schiavi africani. Il libro esamina il ruolo di Venezia come snodo di importazione, lavorazione e distribuzione di questo prodotto. Parallelamente, le perle di vetro veneziane venivano utilizzate come merce di scambio nella tratta degli schiavi, consolidando ulteriormente i legami della città con il mondo atlantico.

​Attraverso l'analisi di questi commerci, l'opera svela che Venezia mantenne una politica commerciale autonoma e un'importante presenza nell'Atlantico. Questo smentisce l'idea di un declino irreversibile e isolato, offrendo una prospettiva innovativa che ridisegna Venezia come un ponte commerciale e un attore attivo nel contesto della prima globalizzazione del XVIII secolo.

Nicola Busin 



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